Il tempo vola e non te ne accorgi neanche. All'università ti si presente l'occasione di una vita: l'ERASMUS. La sola idea di poter vivere un'esperienza che potrebbe arricchire il tuo bagaglio culturale, che potrebbe risultarti utile nel così tanto agognato "mondo del lavoro", che non dimenticherai mai nella tua vita, ti rende nei primi giorni dopo la consegna della tua iscrizione il più eccitato essere vivente del Pianeta.
La sensazione che segue invece è tutt'altro che piacevole. L'ansia ti pervade. Ti pervade non soltanto nel periodo in cui dovresti leggere sulla pagina web la pubblicazione del bando per la partecipazione, periodo che viene sempre posticipato giusto per veder aumentare la sofferenza di noi poveri studenti sognatori e speranzosi.
Finalmente leggi il tuo nome nella lista, e l'Università che per mesi sarà la tua nuova realtà. Tuttavia, l'euforia di questo avvenimento tanto aspettato si dilegua in un batter di ciglia, per lasciare spazio allo stress della compilazione del learning agreement, fatta praticamente alla cieca visto che i corsi non sono mai gli stessi anno dopo anno - né in Italia, né all'estero. Lo stress di cercare continuamente il coordinatore del tuo Erasmus che è costantemente non rintracciabile, solo per fare una semplice firma. Lo stress si accentua ancora di più qualora l'università ospitante pone dei limiti di tempo entro in cui sbrigare tutte le questioni burocratiche, questi ovviamente durante la fatidica e omicida sessione estiva, correndo il rischio di non passare un esame a causa delle ore perse in fila alle Poste Italiane - che non funzionano mai quando servono.
Una volta inviati i documenti, trovato un alloggio per quei 5 mesi che passerai all'estero, tu studente universitario prossimo Erasmus ti senti molto più leggero. Dopodiché i casi sono due: o l'euforia ti assale e non vedi l'ora di partire e andartene via da un'Italia che va a rotoli o da una situazione che ha rovinato per sempre il legame con una realtà che è stata tua per 14 lunghi anni; oppure, nuovamente vieni assalito dall'ansia.
Io rientravo nel secondo caso. Ansia perché avrei lasciato a casa la mia famiglia, le mie amiche, il mio ragazzo. Ansia perchè non si può sapere in anticipo come andranno le cose, se rimarranno identiche a come le hai lasciate o se cambieranno totalmente. Ansia perchè sarei dovuta partire da sola e sarei stata completamente da sola in una città sconosciuta e sarei entrata in contatto con persone sconosciute. Più che altro la mia era paura, paura di non sentirmi veramente a mio agio come a casa.
Il 14 settembre, quando lasciai definitivamente casa mia per Graz, ero ancora pervasa da tutti questi timori. Non sapevo che in realtà avrei impiegato soltanto pochi giorni per capire che mi sbagliavo, che le mie paure erano del tutto infondate e che non avevo nulla di cui preoccuparmi.
Non mi sarei mai immaginata che, nel giro di due settimane, mi sarei potuta sentire come a casa. Conosco persone da così poco tempo, eppure mi sembra di conoscerle da una vita. Persone meravigliose, alcune a dir poco strane e particolari, ma meravigliose. E' una sensazione stupenda quella di sentirsi a casa in terra straniera, ma lo è ancor di più perchè è una situazione che non mi è nuova. Per me è come tornare indietro nel tempo, quando ancora consideravo Gabicce la mia seconda casa, quando ancora il gruppo che si era creato era la mia seconda famiglia. Una sensazione del genere mi mancava davvero, e sono contenta di averla finalmente ritrovata. Il sol pensiero che un giorno tutto questo finirà, mi distrugge. Mi sono ripromessa di non pensarci, ma non ci riesco. E' inevitabile, io credo: quando incontri persone così, quando finalmente ti senti importante per qualcuno, quando doni un sorriso e ti viene donato da gente che conosci appena, allora sì che il pensiero di poterti separare da loro fa male. La distanza geografica che ci divide è sempre troppa. O almeno nella maggior parte dei casi.
Finora gli effetti dell'ERASMUS sono molto positivi. Cerchiamo di non pensare al futuro, vivendo giorno per giorno la nostra esperienza rendendola unica e indimenticabile.
Perché la porteremo sempre nel cuore.
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