mercoledì 5 ottobre 2011

Effetti da Erasmus.

Il tempo vola e non te ne accorgi neanche. All'università ti si presente l'occasione di una vita: l'ERASMUS. La sola idea di poter vivere un'esperienza che potrebbe arricchire il tuo bagaglio culturale, che potrebbe risultarti utile nel così tanto agognato "mondo del lavoro", che non dimenticherai mai nella tua vita, ti rende nei primi giorni dopo la consegna della tua iscrizione il più eccitato essere vivente del Pianeta.
La sensazione che segue invece è tutt'altro che piacevole. L'ansia ti pervade. Ti pervade non soltanto nel periodo in cui dovresti leggere sulla pagina web la pubblicazione del bando per la partecipazione, periodo che viene sempre posticipato giusto per veder aumentare la sofferenza di noi poveri studenti sognatori e speranzosi.
Finalmente leggi il tuo nome nella lista, e l'Università che per mesi sarà la tua nuova realtà. Tuttavia, l'euforia di questo avvenimento tanto aspettato si dilegua in un batter di ciglia, per lasciare spazio allo stress della compilazione del learning agreement, fatta praticamente alla cieca visto che i corsi non sono mai gli stessi anno dopo anno - né in Italia, né all'estero. Lo stress di cercare continuamente il coordinatore del tuo Erasmus che è costantemente non rintracciabile, solo per fare una semplice firma. Lo stress si accentua ancora di più qualora l'università ospitante pone dei limiti di tempo entro in cui sbrigare tutte le questioni burocratiche, questi ovviamente durante la fatidica e omicida sessione estiva, correndo il rischio di non passare un esame a causa delle ore perse in fila alle Poste Italiane - che non funzionano mai quando servono.
Una volta inviati i documenti, trovato un alloggio per quei 5 mesi che passerai all'estero, tu studente universitario prossimo Erasmus ti senti molto più leggero. Dopodiché i casi sono due: o l'euforia ti assale e non vedi l'ora di partire e andartene via da un'Italia che va a rotoli o da una situazione che ha rovinato per sempre il legame con una realtà che è stata tua per 14 lunghi anni; oppure, nuovamente vieni assalito dall'ansia.
Io rientravo nel secondo caso. Ansia perché avrei lasciato a casa la mia famiglia, le mie amiche, il mio ragazzo. Ansia perchè non si può sapere in anticipo come andranno le cose, se rimarranno identiche a come le hai lasciate o se cambieranno totalmente. Ansia perchè sarei dovuta partire da sola e sarei stata completamente da sola in una città sconosciuta e sarei entrata in contatto con persone sconosciute. Più che altro la mia era paura, paura di non sentirmi veramente a mio agio come a casa.

Il 14 settembre, quando lasciai definitivamente casa mia per Graz, ero ancora pervasa da tutti questi timori. Non sapevo che in realtà avrei impiegato soltanto pochi giorni per capire che mi sbagliavo, che le mie paure erano del tutto infondate e che non avevo nulla di cui preoccuparmi.
Non mi sarei mai immaginata che, nel giro di due settimane, mi sarei potuta sentire come a casa. Conosco persone da così poco tempo, eppure mi sembra di conoscerle da una vita. Persone meravigliose, alcune a dir poco strane e particolari, ma meravigliose. E' una sensazione stupenda quella di sentirsi a casa in terra straniera, ma lo è ancor di più perchè è una situazione che non mi è nuova. Per me è come tornare indietro nel tempo, quando ancora consideravo Gabicce la mia seconda casa, quando ancora il gruppo che si era creato era la mia seconda famiglia. Una sensazione del genere mi mancava davvero, e sono contenta di averla finalmente ritrovata. Il sol pensiero che un giorno tutto questo finirà, mi distrugge. Mi sono ripromessa di non pensarci, ma non ci riesco. E' inevitabile, io credo: quando incontri persone così, quando finalmente ti senti importante per qualcuno, quando doni un sorriso e ti viene donato da gente che conosci appena, allora sì che il pensiero di poterti separare da loro fa male. La distanza geografica che ci divide è sempre troppa. O almeno nella maggior parte dei casi.

Finora gli effetti dell'ERASMUS sono molto positivi. Cerchiamo di non pensare al futuro, vivendo giorno per giorno la nostra esperienza rendendola unica e indimenticabile.
Perché la porteremo sempre nel cuore.

domenica 3 luglio 2011

Quello che comunemente noi chiamiamo amore.

Quello che comunemente noi chiamiamo amore
forse non è altro che un paradosso, un'illusione
qualche cosa di cui tutti hanno sempre scritto
senza veramente mai sapere come fosse fatto


anche perchè guardo fuori e fuori non ce n'è
(anche perchè guardo fuori e fuori non ce n'è)
un milione di persone però lui non c'è(un milione di persone però lui non c'è)
universi separati con le cuffie nelle orecchie
persi in una collettiva solitudine

E se invece fosse il solo senso di essere qui
l'unica ragione per cui valga la pena di
fare tutto il viaggio e comprendere
quello che comunemente noi chiamiamo amore
E se fosse l'unico motivo che c'è
il significato ultimo per cui vivere
fino in fondo il viaggio e comprendere

Quello che comunemente noi chiamiamo amore
è qualche parola di una poesia o di una canzone
forse è solo un meccanismo che ci scatta dentro
solo un istinto che però chiamiamo sentimento


Come quando ti ho sentito avvicinarti a me
ed il cuore forte ha cominciato a battere
come la risata contagiosa di un bambino
come quando tutto sembra un pò più semplice

Hey, don’t care, I’ll always be with you
Don’t care, we can all see the truth
But there’s one thing I have to say
Don’t worry about yesterday
Yes, I’ll be your man
You’d better understand
And I promise that
My love you can’t forget
‘Cause, hey, this is my time
Love will never die.

E se invece fosse il solo senso di essere qui
l'unica ragione per cui valga la pena di
fare tutto il viaggio e comprendere
quello che comunemente noi chiamiamo amore
E se fosse l'unico motivo che c'è
il significato ultimo per cui vivere
fino in fondo il viaggio e comprendere
quello che comunemente noi chiamiamo amore

lunedì 13 giugno 2011

Grazie di QUORUM Italia.

Uno studente universitario impegnato 24 ore su 24 per preparare un esame. Non c'è neanche un minuto da perdere! Ogni istante può essere prezioso per imprimersi qualche concetto in più nella testa. Hai 2O anni e ti riduci a non uscire la sera, il pomeriggio, la mattina per andare a prendere il pane e il giornale.
Non hai più una vita sociale perchè tu, studente universitario, devi preparare, sostenere e superare un esame. E' il nostro dovere, giusto?

Domenica 12 giugno, ore 8:00. Si aprono le urne. Il Referendum è un diritto del cittadino, non un dovere, se vuoi votare bene, parti e vai! Non ti bocciano ad un esame se non ti presenti a votare per un sì o per un no. Puoi rimanere perfettamente a casa e continuare a studiare...studiare...studiare...

C'è una sostanziale differenza tra le due questioni, tuttavia. Se non superi quell'esame, entra in gioco il TUO futuro, perché prima o poi dovrai affrontarlo un'altra volta. Se il quorum non viene raggiunto, il Referendum è nullo, ma ne risente un PAESE INTERO. Il TUO paese.

Io mi sono recata al seggio per votare, anche se in realtà sarei dovuta rimanere a casa davanti ad un plico di fogli interminabili da studiare. Ma ho pensato al mio Paese, alla mia Italia che tanto amo, a quell'Italiache spero abbia un futuro più dignitoso e migliore del presente in cui vive.
In quanto cittadina italiana, sono fiera di aver perso 15 minuti di studio per dare un contributo alla mia Nazione. Sono fiera di aver votato quattro sì per un'Italia che vorrei.

Qualunque sia lo stampo politico di cui faccio parte, alla gente non dovrebbe importare. Destra, sinistra, centro, lega. Odio la gente che giudica prima di tutto il tuo stampo politico, e poi la persona. Sono libera di pensare e di credere in ciò che più credo sia giusto.

Ieri ho ritenuto giusto essere prima di tutto cittadina italiana, e contribuire al raggiungimento di uno scopo comune.

Io amo la mia Italia.

giovedì 12 maggio 2011

Das Fräulein stand am Meer...

Das Fräulein stand am Meer
und seufzte lang und bang
Es rührte sie so sehre
die Sonnenuntergang.
‎"Mein Fräulein, sein Sie munter, das ist ein alte Stück:
Hier vorne geht sie unter
Und kehrt von Hinten zurück"

Heinrich Heine

domenica 24 aprile 2011

Ludwig Van Beethoven

guten Morgen am 7ten Juli -
schon im Bette drängen sich die Ideen zu dir meine Unsterbliche Geliebte, hier und da freudig, dann wieder traurig. Vom Schicksaale abwartend, ob es unß erhört - leben kann ich entweder nur gantz mit dir oder gar nicht, ja ich habe beschlossen in der Ferne so lange herum zu irren, bis ich in deine Arme fliegen kann, und mich ganz heimathlich bei dir nennen kann, meine Seele von dir umgeben ins Reich der Geister schicken kann - ja leider muß es sejn - du wirst dich fassen um so mehr, da du meine Treue gegen dich kennst, nie eine andre kann mein Herz besizen, nie - nie -
O GOTT warum sich entfernen müßen, was man so liebt und doch ist mein Leben in V. so wie jezt ein kümerliches Leben -
Deine Liebe macht mich zum glücklichsten und zum unglücklichsten zugleich in meinen Jahren jezt bedürfte ich einiger Einförmigkeit Gleichheit des Lebens - kann diese bej unserm Verhältniße bestehen? -
Engel, eben erfahre ich, daß die Post alle Tage abgeht - und ich muß daher schließen, damit du den B. gleich erhälst - sej ruhig, nur durch Ruhiges beschauen unsres Dasejns können wir unsern Zweck zusamen zu leben erreichen -
sej ruhig - liebe mich - heute - gestern - Welche Sehnsucht mit Thränen nach dir - dir - dir - mein Leben mein alles - leb wohl - o liebe mich fort - verken nie das treuste Herz
deines Geliebten
L.

ewig dein
ewig mein
ewig unß

giovedì 21 aprile 2011

Fabio Volo, una fonte d'ispirazione.

«Lei era entrata in quella parte del cuore dove ci sono le cose più buone, quella simile a una credenza dei dolci, dove c'è la Nutella, i biscotti, le merendine, la marmellata; quell'angolo di cuore dove quando uno ci entra, succeda quel che succeda, da lì non uscirà mai. Non c'entra l'amore. Ci sono persone che da quando le conosci non smetti mai di volergli bene

Avete presente quel detto che dice "Le cose inaspettate sono sempre le più belle"...?
Io prima di oggi l'avevo sempre interpretata da ragazza innamorata, perché il classico gesto romantico che MAI e poi MAI ti aspetteresti dal tuo prode (?) cavaliere ti apre le porte del Paradiso, ti scioglie e dopo non capisci più niente. Già, non ho capito proprio niente infatti: dalle cose che accadono all'improvviso, senza che tu le avessi richieste o immaginate, può nascere DAVVERO qualcosa di bello. Anche un elenco di nomi per smistare i monelli di prima superiore ha questo potere. Chi l'avrebbe mai detto, eh? La vita ci pone davanti a tante gioie, a tanti dolori, a tante vittorie e a tante sconfitte; eppure, ha anche il tempo di lasciarti INASPETTATAMENTE qualcosa o qualcuno che ti faccia pensare: "Sì, ne vale la pena di tirare avanti". Ciò che ci accade tutto d'un tratto, senza alcun preavviso, è il lato più bello della vita. La citazione di Fabio Volo non l'ho scelta a caso: riassume esattamente quello che provo. Sono poche le persone che si meritano di stare in quel privilegiato angolo di cuore dal quale non usciranno mai, e una di queste persone l'ho conosciuta per puro caso. Chiamatelo destino, fato o qualsivoglia altro stratagemma. Per me è un dono del cielo e che la vita mi ha fatto.

mercoledì 20 aprile 2011

Hate is baggage.

American History X è a mio parere uno dei migliori film che siano stati girati. Merita di essere visto...e rivisto...e rivisto...soprattutto in un momento come questo.

Suppongo che a questo punto dovrò dirle cosa ho imparato. La conclusione, giusto? Beh, la mia conclusione è che l'odio è una palla al piede. La vita è troppo breve per passarla sempre arrabbiati. Non ne vale la pena. Derek dice  che bisogna sempre terminare una tesina con una citazione. Dice che c'è sempre qualcuno che ha detto una cosa nel migliore dei modi, perciò, se non riesci a fare di meglio, ruba da lui e farai la tua figura. Ho scelto una citazione che penso le piaccia:
 Noi non siamo nemici, ma amici. Noi non dobbiamo essere nemici. Anche se la passione può averci fatto vacillare, non deve rompere i profondi legami del nostro affetto. Le corde mistiche della memoria risuoneranno quando verranno toccate, come se a toccarle fossero i migliori angeli della nostra natura.   

martedì 19 aprile 2011

Un sogno troppo fragile per un mondo troppo falso.

Io avevo un sogno, e all'epoca avrei fatto qualsiasi cosa per realizzarlo. Qualsiasi cosa.
Rileggendo queste prime due frasi, mi fa sentire vecchia. E invece ho solo 2O anni, e la "epoca" dei fatti risale soltanto a 2 massimo 3 anni fa. Avevo un sogno, semmai irrealizzabile, ma ci credevo fermamente: la pallavolo. 
Io alla pallavolo ho dedicato tutta la mia infanzia, la mia adolescenza; ho fatto tanti sacrifici, mi sono trovata davanti degli ostacoli e li ho superati per amore di uno sport che mi riscaldava cuore, anima e corpo; dopo sei estenuanti ore passate sui banchi di scuola e lunghi pomeriggi di studio - che tanto lunghi non erano, visto che ci si riduceva a studiare fino dopo la mezzanotte - l'unica cosa che aspettavo con tutto il mio cuore era andare ad allenamento. Toccare quel pallone, buttarmi per prenderlo, tornare a casa con mille lividi e mostrarli con orgoglio perché, quando ami questo sport e ti butti per prendere quel pallone a bande colorate, sei felice. Questa era, per me, la pallavolo.
Mi viene male pensare che penso e scrivo al passato. Può un sogno frantumarsi in così poco tempo? Perché, tutto d'un tratto, la gioia che provavo in palestra si è trasformata in disgusto e ribrezzo? Non mi sono impegnata a fondo per realizzare il mio sogno forse. No, questo lo escludo! La realtà è un'altra: non è la pallavolo che mi disgusta, è il mondo che la circonda che mi dà la nausea. Pensavo che quel mondo a cui volevo appartenere si salvasse da falsità, favoritismi, doppio-giochisti e tante altre malignità. Pensavo che Mila fosse solo il personaggio di un cartone animato, anche se credevo nel lieto fine. E invece eccomi qui, a scrivere di un sogno che è stato distrutto in 1OOO pezzi da poche persone, se non una alla quale avevamo dato tanto fiducia, e che alla fine dei fatti s'è dimostrata per quello che è. L'infrangersi di un sogno può far male tanto da non lasciarti respirare, ma se si aggiunge la delusione e l'amarezza di aver creduto alle promesse non mantenute e di aver subito una tale umiliazione da parte di quella persona, penso e posso confermare che è la peggior ferita che possa essere inferta ad un essere umano. Non riesco a capacitarmi di come le persone possano essere tanto ignobili, false e maligne nei confronti di chi è sempre stato loro accanto anche in momenti di difficoltà. Io non riesco a vedere il male dentro una persona, ma a quanto pare da qualche parte dovrà pure esserci...
Mi sono sentita dire che sono io quella cambiata, che sono io quella nel torto. Beh, forse non ha tutti i torti Mr.Doppio-Giochista: ho sbagliato sogno. Non è quello giusto. Per fortuna che io di sogni ne ho ancora tanti nel cassetto, e molto più belli.

Anche se la situazione è leggermente diversa, cito una battuta del film della Disney "Rapunzel":

‎"Ma se niente di quello che ho sognato si avverasse?"
"Si avvererà."
"E se anche fosse? Che cosa farò poi?"
"Beh, è la parte più bela direi: ti cercherai
un nuovo sogno."